L'unghia
incarnita.
Cos'è.
Chiamata
anche col termine scientifico di “onicocriptosi”,
consiste nella penetrazione dell’unghia, o meglio delle sue porzioni
anteriore e laterali, all’interno del tessuto che circonda l’unghia
stessa. E’ un’affezione tanto comune quanto fastidiosa, dolorosa
e, nei casi più gravi, anche invalidante. Colpisce prevalentemente le dita dei piedi - raramente anche quelle delle mani - e soprattutto l'alluce.
A
cosa è dovuta?
La
causa è quasi sempre un’errato taglio dell’unghia,
ovvero con gli angoli tagliati eccessivamente in profondità, con
conseguente formazione di una “punta” o addirittura di uno
“sperone” ungueale che, anche a causa della pressione esercitata
dalla calzatura (ecco il motivo della predilezione per le unghie dei piedi,
e dell’alluce in particolare), finisce per “decubitare”
e quindi penetrare nella piega cutanea del margine, con conseguente infiammazione
e infezione di questa, che porta alla formazione di “granulomi
piogenici” (=generatori di pus) i quali - permanendo una “spina
irritativa” (l’unghia incarnita) - non tendono mai alla guarigione,
potendo giungere anche a dimensioni impressionanti. Inoltre i granulomi, a lungo andare, corrodono l'unghia, rendendo la parte incarnita estremamente fragile e soggetta a rompersi, per cui il margine incarnito si spezzetta e acquista un aspetto seghettato, che costituisce un'ulteriore stimolo alla formazione di altro tessuto granulomatoso.
Anche i traumi, con conseguente rottura dell’unghia, possono essere
all’origine della patologia, la cui insorgenza può essere
ovviamente facilitata da situazioni anatomiche quali un’unghia molto
convessa o un dito eccessivamente “carnoso”(Figg. 1 e 2)
Come
si previene?
Da
quanto abbiamo detto, si deduce che è essenziale, nella prevenzione
dell’unghia incarnita, un corretto taglio di essa; l’unghia,
cioè, va tagliata diritta e non eccessivamente arrotondata agli
angoli, che invece devono risultare sempre leggermente sporgenti, in modo
da non avere ostacoli nella loro crescita. È opportuno inoltre
usare calzature comode, morbide e che non “tocchino” in punta.
A tale riguardo va fatta una piccola notazione a proposito delle “sneackers”,
le scarpe da ginnastica tanto amate dai giovani: apparentemente esse sono
veramente “morbide” e “comode” (almeno se di taglia
giusta), ma questa loro morbidezza e comodità è legata essenzialmente
all’imbottitura di gomma piuma di cui sono dotate. La gomma piuma
ha però due particolarità negative: la prima è che
è scarsamente traspirante, per cui facilita la macerazione della
cute dei piedi e delle dita in particolare; la seconda è che, essendo
elastica, essa esercita una sia pur minima, ma costante, pressione sulle
dita del piede. Queste due caratteristiche favoriscono purtroppo l’incarnimento
delle unghie.
Come
si cura?
Anche
se spesso viene affidata al podologo ( che però, il più
delle volte, non potendo agire sulla causa, non fa altro, purtroppo, che
peggiorare la situazione), il trattamento dell’unghia incarnita
è di competenza chirurgica, e prevede varie opzioni.
Tra
queste, la più “semplice” è l’onicectomia
parziale, che consiste nell’asportazione della sola parte incarnita
dell’unghia; questa tecnica però, non facendo altro che riprodurre
più prossimalmente lo sperone ungueale, è raramente risolutiva.
L’onicectomia semplice totale, cioè l’asportazione
della lamina ungueale, anche se momentaneamente sembra risolvere la patologia,
ha però un’elevata percentuale di recidive al momento della
ricrescita dell’unghia. L’onicectomia radicale, anche
se risolve definitivamente il problema, comporta una menomazione estetica
e funzionale permanente, in quanto prevede la distruzione della matrice
dell’unghia, che quindi non ricrescerà più, e pertanto
deve essere riservata solo a casi estremi. Un’altrettanto permanente
menomazione estetica, anche se di minore portata, (con riduzione, a volte
marcata, della larghezza dell’unghia) comporta anche l’onicectomia
radicale parziale, che prevede la distruzione della porzione
più laterale della matrice, corrispondente alla parte incarnita.
Analogo a questa, è il trattamento della matrice con acido fenolico
o con il bisturi-laser.
Sorvolo poi su alcune tecniche usate soprattutto dai podologi (come l’applicazione
di “mollette” sulla superficie dell’unghia), la cui
efficacia è praticamente nulla.
Noi, già da diversi anni, abbiamo ideato e messo a punto una tecnica
che ovvia agli inconvenienti delle metodiche su esposte, e, alla luce
dei risultati da noi ottenuti in oltre 15 anni di esperienza, risolve
brillantemente - con risultati ottimi e, soprattutto, duraturi –
questa fastidiosissima patologia.
Il
nostro metodo: l'Onicoplastica con tutore.
La
tecnica – ideata dal Dott. Ferruccio Boffi - ha il duplice vantaggio
di conservare l’unghia e di consentire una guarigione definitiva.
Consiste essenzialmente, dopo l’asportazione di eventuali “granulomi”,
nell’inserimento di un tutore in materiale plastico – morbido
e anallergico – sul bordo laterale dell’unghia; questo tutore,
facendo da guida all’unghia stessa, ne impedisce l’incarnimento
consentendone la crescita fino al bordo esterno (Fig.3).
L’intervento – che permette anche un ottimo risultato estetico
– è semplice e rapido, e viene eseguito ambulatoriamente,
in anestesia locale. Dopo un iniziale periodo di riposo di circa 3-4 giorni,
si può riprendere gradualmente l’attività, sottoponendosi
però, per i successivi 15-20 giorni, a periodiche medicazioni,
fintanto che le zone sanguinanti e infiammate non si saranno rimarginate.
A questo punto la medicazione viene rimossa e si viene istruiti su come
togliere e riposizionare il tutore per la pulizia quotidiana. Il tutore
va poi mantenuto in sede finché l’angolo non è completamente
uscito all’esterno.
Con questa metodica abbiamo trattato ormai più di 1000 casi, con
una percentuale di successo che sfiora il 98%. E’ però essenziale
che il paziente segua scrupolosamente le indicazioni fornitegli, peraltro
di semplice e facile esecuzione, e che torni per i controlli periodici
(generalmente una volta al mese) fino alla guarigione definitiva. |